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Uno specchietto per allodole ?

Quando giovedì 22 luglio l’UNESCO ha deciso di non inserire Venezia nella lista dei siti in pericolo, una minaccia che aveva finalmente deciso di portare avanti nel suo 44° comitato del patrimonio, molte persone hanno tirato un sospiro di sollievo.

Dopo 5 anni di procrastinazione all’ultimatum del luglio 2016, Venezia non avrebbe subito l’onta di essere declassata dall’UNESCO dalla lista del patrimonio mondiale. 

Bisogna dire che 8 giorni prima, il governo italiano aveva brandito all’ultimo minuto un barlume di speranza  vietando dal 1° agosto l’accesso alle Grandi Navi di più di 25.000 tonnellate nel bacino di San Marco.

Aveva trovato la soluzione miracolosa a cui nessuno aveva pensato fino ad allora ? Una soluzione alla quale nessuno aveva pensato  nonostante le proteste unanimi del mondo intero per diversi decenni davanti al passaggio allucinante di questi edifici galleggianti nel cuore della fragile Venezia?  

No.  Niente di miracoloso, tranne l’emissione di un decreto che dichiara il Bacino di San Marco e il Canale della Giudecca Monumento Nazionale.

Nella fretta di far arrivare la brillante notizia nei loro articoli, i giornalisti di tutto il mondo scrissero che Venezia era stata salvata e che il governo italiano aveva finalmente ascoltato gli allarmi dell’Unesco sul suo gioiello più prezioso e si era arreso all’avvertimento che questa volta poteva diventare realtà.

Certo, anche noi abbiamo avuto barlumi di gioia negli occhi, perché questa notizia è un primo passo che ci permette di espiare la paura che un giorno una di queste navi si schianti contro le banchine veneziane, che per secoli hanno ospitato niente meno che i più grandi capolavori del Palladio, ovvero la Chiesa del Redentore e la Chiesa delle Zitelle, o anche la Chiesa di Santa Maria del Rosario di Giorgio Massari alle Zattere ai Gesuiti.

È dunque impossibile non rallegrarsi per Venezia e convenire che l’Unesco e le nostre mobilitazioni possono a tutti, se restano sufficientemente ferme e tenaci, trovare la loro ragion d’essere.

Ma non dobbiamo dimenticare che queste Grandi Navi sono la parte emergente dell’iceberg dei problemi che il patrimonio di Venezia e della Laguna sta affrontando.

Perché cosa succederà quando questi giganteschi transatlantici attraverseranno il canale Dei Petroli che ora è destinato a loro?

Cosa succederà allo spopolamento di Venezia al ritmo di 1000 abitanti all’anno? 

Chi fermerà la deformazione del parco paesaggistico dovuto alla costruzione delle Torri Ibrida e Venere a Mestre (alle porte di Venezia), 

Chi veglierà sul pericolo dell’inquinamento e all’escavazione che minacciano la Laguna con la soluzione adottata per un porto a Marghera che, non dimentichiamo, è in Laguna, e quindi nel fragile ecosistema indispensabile alla sopravvivenza di Venezia ?

Perché tutte queste luci che improvvisamente hanno cominciato a brillare questo mese di luglio 2021, stranamente, mi ricordano un metodo descritto già nel 1700 nel Dizionario di Furetière, che consisteva nel tagliare piccole tacche in un pezzo di legno e inserire piccoli specchi che, riflettendo la luce del sole, attiravano gli uccelli che si avvicinavano abbastanza per vedersi presi nella trappola che si chiudeva su di loro. 

Questo strumento si chiamava lo specchietto per allodole.

Sì, l’UNESCO non ha elencato Venezia come sito in pericolo nel 2022, così come ha appena rimosso una minaccia simile alla situazione estremamente preoccupante della barriera corallina australiana, che è uno degli ecosistemi naturali più ricchi e complessi del pianeta, e uno dei più importanti per la conservazione della biodiversità. 

Siamo in una corsa contro il tempo per lasciare ai nostri figli un mondo degno di quello che abbiamo conosciuto noi.

Abbiamo davvero  tempo di aspettare altri 5 anni per fare un altro nuovo primo passo per preservare Venezia e la sua Laguna? 

Perdonerete la mia ingenuità, ma mi è venuta in mente una domanda semplice. Se è bastato un mese per dichiarare il Bacino di San Marco e il Canale della Giudecca monumento nazionale, perché dovrebbe volerci più tempo per aggiungere la Laguna di Venezia alla lista dei monumenti nazionali italiani, e altrettanto di Venezia dichiarata dall’Unesco patrimonio mondiale protetto in 1987 ? 

Isabelle Kahna

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