le sue lotte
Il 14 luglio 2016 l’UNESCO ha inviato un ultimatum all’Italia, che ha tre anni di tempo per intervenire prima che Venezia venga inserita, nel 2019, nell’elenco dei siti a rischio con Damasco e Aleppo. È stata quindi quest’estate che Isabelle ha lanciato una petizione su change.org indirizzata al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, dal titolo “SOS Venezia soffoca, riporta indietro Venezia”. sempre in difesa di Venezia, già conclusa con discreto successo online (il regista Gabriele Muccino ha raccolto 138mila contro l’ingresso di grandi navi), ma senza apprezzabili risultati a terra: “Sono naturalmente ottimista – sostiene Isabelle -, almeno per dare coraggio e speranza ai miei figli, alle organizzazioni apolitiche come Venessia.com, Venezia my future, Generation 90, e alle associazioni di volontariato, come Masegni e Nizioleti, che si occupano di pulire i muri della città con i graffiti. Sto creando un’associazione, Ailes de Venise, che si impegnerà a finanziare progetti concreti”. Isabelle Kahna è anche dietro al canale umano e virtuale che ha riunito Parigi, Londra, Buenos Aires, Bonn, Stoccolma per supportare l’hashtag Venexodus e la campagna Venessia.com: “Ho chiesto ai fan di Venezia di tutto il mondo di essere fotografati davanti a un monumento simbolo della loro città con un cartello “Senza i veneziani, non chiamatela più Venezia”, in solidarietà con i 300 fogli esposti dagli abitanti di Venezia. Io e la mia famiglia abbiamo schierato un 80 mq sulla Scalinata del Sacro Cuore”. Meglio non fidarsi troppo dell’idea che, prima o poi, ti stancherai: “Ogni giorno sono più determinata, ogni volta che vado a Venezia, e ci vado quasi una volta al mese, amore mio per la città aumenta «direttore di una compagnia di assicurazioni, impegnata da un anno e mezzo a mobilitare l’opinione pubblica internazionale.